Viaggiatori del Seicento by VV. AA

Viaggiatori del Seicento by VV. AA

autore:VV., AA. [VV., AA.]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


NAPOLI O COSTANTINOPOLI?

Voglio conchiuder questa lunga descrizione con dire che, se ben Costantinopoli io la tengo per una delle più belle città e per uno de’ più bei siti del mondo, tuttavia, o sia mia particolare affezione o che, gl’antipongo Napoli di gran lunga; e le ragioni son queste. L’aria, che in Napoli è così felice, in Costantinopoli è incostantissima, onde, in un giorno medesimo, si sente bene spesso gran caldo e gran freddo, assai più che in Roma. I freddi, poi, sono acuti; i soli assai ardenti e che offendono la testa. Le tramontane, che in Napoli e in Roma son così salubri, qui son di mala qualità, perché portano dal Mar Nero molti vapori grossi, che esala quel mare per esser fangoso e per lo concorso di tanti fiumi grandi, che vi entrano, e della palude Meotide6, e essendo il resto della terra fra ’l Mar Nero e Costantinopoli tutto piano o con poco rilievo; il primo luogo alto che trovano sono i colli della città, sovra i quali si fermano, e quindi è che tutti i tetti, fatti con tegole e canali, come quelli di Roma, si vedono sempre coperti di quella rugine gialla, o come la vogliamo chiamare, che in Italia l’avemo per indizio di mal’aria. E certo la peste, che regna in Costantinopoli quasi continuamente, se ben l‘aria non è infetta, pur in qualche parte da questa intemperie dell’aria deve nascere, e parte anche dalla poca cura che si ha della sanità in molte cose: come, la state, lasciar vendere e mangiare ogni sorte di frutte acerbe e quantità grandissime di cedriuoli e cocomeri, che, mescolati con bevande di acqua, nello stomaco non possono far buoni effetti; tener le strade per lo più sporchissime, gettandovi o lasciandovi putrefar mille immondizie, che anticamente non dovea esser così, né sarebbe ora se fosse netta e ben tenuta una gran chiavica maestra che ci era, la quale con molta facilità, per la pendenza de’ colli su’l mare, teneva le strade pulitissime, e oggi, per l’ignoranza e negligenza de’ Turchi essendo turata e guasta, non serve più a niente; e non preservarsi le genti in cosa alcuna dal contagio, perché, non solo non si fanno guardie per la peste, né si usa diligenza alcuna di far far quarantene a chi viene di fuori o far purgar le robbe, ma gli stessi abiti di quei che son morti di peste si vendono subito in piazza, né manca chi gli compri e se ne serva senz’alcun riguardo, dalle quali trascuraggini non ha dubbio che la peste e si generi e si conservi; che se si facesse altrimente, o non si genererebbe, o generata si estinguerebbe più presto. Però, sia come si voglia, il pericolo continuo che c’è qui di un sì gran male, che ha da far con quella amenità e con quella dolcezza dell’aria di Napoli, dove i corpi infermi di cento malattie sogliono guarire e dove Galeno7, fin da Grecia, mandava i malati nell’aria di Stabia8 a risanarsi?

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